L’arte prosegue. Se lo vogliamo, se non ci limitiamo a guardare frettolosamente, lasciandoci prendere dalle impressioni più immediate. E se intrapprendiamo, insieme all’opera, un piccolo viaggio.

Un viaggio che può durare anche solo cinque minuti: ci soffermiamo a guardare, entriamo in relazione con l’opera, entriamo dentro al suo mondo, alle sue forze, ai suoi movimenti interni. E questa è una bella pratica, che “apre” l’opera al nostro sguardo, facendoci scoprire inattesi tesori. A volte si fa, in alcuni gruppi, e si chiama Slow Art.

Ma è anche un viaggio che può durare una vita, se quell’opera ci offre la possibilità di muoverla a nostro piacimento, girandola in un senso o nell’altro. I diversi punti di vista offrono allo sguardo direzioni coraggiose, o soste rigeneranti, o conforto per le ferite… Riconoscendo quando l’opera “mi piace così” stiamo affermando uno stato o un movimento interno che trova una felice corrispondenza esterna, una espressione di qualcosa che abbiamo dentro ed esprimiamo più facilmente attraverso un’immagine che con le parole.

E l’arte prosegue sempre, perché questo è uno degli aspetti che misteriosamente vi si condensano. E’ un vero peccato considerare le opere d’arte come decorazioni, perché così sprechiamo le loro potenzialità, che sono enormi. Scoprire modi di “far proseguire l’arte” ci fa scoprire non solo cosa ha da offrirci, ma anche e soprattutto le nostre capacità di dare significato, sapore e intensità alla nostra vita.

In questo senso Filosìn è un modo di far proseguire l’arte: creando composizioni che diventano sempre più artistiche – perché sono sempre più generate dalla parte più profonda di noi, quella che sa – entriamo nel processo dell’arte, in quel fare che corrisponde sempre più all’essere. Non abbiamo allora più bisogno di chiederci che cosa vogliamo esprimere, cosa mostrare. Ci affidiamo ad un flusso che muove le mani, dirige lo sguardo, ci fa dire con sicurezza “questo sì, questo no” anche se non ne sappiamo le ragioni, e non c’è scelta, c’è un “è così” morbido e deciso insieme. Percorriamo una strada e arriviamo da qualche parte, la vediamo “fuori” e sentiamo che è “dentro”.

E poiché diamo anche voce alle composizioni che creiamo, le facciamo proseguire ancora. A volte ne nasce pura poesia, altre chiarezza di visione, e racconti intriganti…

Alla fine, ci arrendiamo felicemente al fatto che l’arte è generativa, che da essa e attraverso di essa si generano, all’infinito, nuovi mondi, e nuove esperienze, e riflessioni, e sentimenti, e consapevolezze. E metteteci quello che volete, senza l’arte la vita è più povera.